Laghetto di Crezzo - Copertina
  • Castanun de Buncava
  • Cespo di carice - carex elata
  • Chiesa di S.Alessandro - Lasnigo
  • Chiesa di San Pietro - Barni
  • Il laghetto di Crezzo
  • Il piccolo specchio d'acqua
  • Laghetto di Crezzo - Mappa
  • Madonna del Ghisallo
  • Museo del Ciclismo ''Madonna del Ghisallo''
  • Santuario della Madonna del Ghisallo
Il Laghetto di Crezzo
Barni, Lasnigo

Il laghetto di Crezzo, situato nell’omonima conca, è un piccolo ambiente umido ancora ben conservato, in un contesto paesaggistico molto suggestivo, circondato dal verde delle montagne, con una vista spettacolare sull’imponente massiccio delle Grigne e sul sottostante lago di Como.
Questo specchio d’acqua, di origine intermorenica, è inserito in una coltre di materiale depositato dal ghiacciaio proveniente dal ramo di Lecco durante il suo ultimo ritiro. Ha una superficie media di circa 10.600 m2 ed una profondità massima compresa tra 1,60 e 2,50m; questi dati però sono estremamente variabili in relazione alle precipitazioni. Come tutti i laghi di limitate dimensioni e profondità, quello di Crezzo piano piano sta naturalmente evolvendo verso un progressivo impaludamento, che determinerà la scomparsa del bacino con la formazione di prati torbosi. Una delle emergenze naturalistiche più interessanti di questo ambiente è la tipica vegetazione acquatico-palustre, tra cui spiccano specie curiose come l’Erba unta comune ( Pinguicola vulgaris), una pianta carnivora dai fiori violacei, in grado di catturare e “digerire” piccoli insetti, intrappolandoli con le foglie basali a rosetta, o specie rare e preziose come la bellissima orchidea Elleborine palustre ( Epipactis palustris). La specie dominante che colonizza gran parte del laghetto, è comunque l’alta e slanciata Canna di palude ( Phragmites australis ), con il caratteristico pennacchio a bandiera, accompagnata da aggruppamenti di Tife ( Typha angustifolia), dalle inconfondibili infiorescenze femminili cilindriche, marroni a maturità.
Nella parte del bacino posta verso la scarpata stradale, alle spalle del canneto, si può osservare il cariceto, caratterizzato da alcune specie di Carici ( Carex sp.), piante che assumono l’aspetto di grossi cespi rialzati dal suolo quando il livello dell’acqua è basso. Secondo alcuni autori, il toponimo Crezzo deriverebbe proprio dal latino Carex,“Carice”.
Attorno al laghetto si trovano alcuni boschetti di Salicone ( Salix caprea), Betulla ( Betula pubescens), Frassino (Fraxinus excelsior) e Nocciolo (Corylus avellana), prati igrofili amanti dell’umidità e prati falciati ravvivati da ricche fioriture durante la stagione primaverile ed estiva. Domina lo specchio d’acqua il piccolo nucleo rurale di Crezzo. Poco fuori dall’abitato una lapide ricorda la morte di un giovane carabiniere, avvenuta durante le operazioni di recupero dell’ATR, schiantatosi in questi luoghi il 15 ottobre 1987, purtroppo senza lasciare superstiti.
Sui versanti prossimi alla conca umida sono presenti boschi cedui secolari la cui impronta principale è data dalla presenza di splendidi esemplari di Faggio ( Fagus sylvatica) e, secondariamente, di Castagno ( Castanea sativa), Tiglio (Tilia platyphyllos) e Ciliegio ( Prunus avium).
Per quanto riguarda il popolamento faunistico, i rappresentanti più interessanti sono indubbiamente gli Anfibi, naturalmente legati agli ambienti umidi, come la Salamandra ( Salamandra salamandra), il Tritone alpestre (Triturus alpestris), la Rana montana ( Rana temporaria) e il Rospo comune (Bufo bufo). Il Pettirosso (Erithacus rubecula), il Merlo ( Turdus merula), il Picchio verde (Picus viridis) e il Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus ) sono gli uccelli più numerosi; tra i Mammiferi si segnalano invece il Topolino domestico ( Mus domesticus), il Topolino selvatico (Apodemus sylvaticus), le Arvicole ( Microtus sp.), la Donnola (Mustela nivalis), la Volpe (Vulpes vulpes) e, in seguito all’immissione da parte dell’uomo, il Cinghiale ( Sus scropha).


COME ARRIVARE
Al laghetto di Crezzo si può arrivare in automobile da Barni con una comoda strada carrozzabile che transita nei pressi del Ristorante “La Madonnina”, oppure da Lasnigo, costeggiando il torrente Lambretto, affluente del Lambro.
Per chi ama camminare, molto panoramico è il sentiero che parte dalla chiesetta-santuario della Madonna del Ghisallo (755 m); una breve variante sul percorso conduce alla località Paradiso, dove castagni, sorbi, carpini e betulle fanno da “quinte”a scenari incantevoli sulle Grigne, sul Legnone e sulle cime dell’alto lago. Costeggiando il versante occidentale del Castel di Leves (966 m), rilievo calcareo caratterizzato da interessanti fenomeni di carsismo superficiale detti “campi solcati”, si giunge presto nella zona chiamata “ Caval di Barni” (864 m), un breve spartiacque a cavallo tra i comuni di Barni e Onno e da qui al Ristorante “La Madonnina” (917 m; ore 1,15), raggiungibile anche con un sentiero da Maisano (487m), in Comune di Valbrona. Dal Ristorante si prosegue in discesa verso la Conca di Crezzo (795 m; ore 0,20; 1,35) attraverso un percorso molto panoramico. Per il ritorno, si può continuare sempre in discesa seguendo il torrente Lambretto, affluente del Lambro, raggiungendo il paese di Lasnigo (564m; ore 0,40; 2,15) sulla strada carrozzabile.


GRADO DI DIFFICOLTÀ
Elementare


ESCURSIONI NELLA ZONA
Dal Laghetto di Crezzo si può affrontare la salita alla cima tondeggiante del Monte Megna (1033 m; ore 1), che domina la Valassina; una deviazione nella parte iniziale porta all’ Alpe di Monte (732m; ore 0,30), da cui si può scendere alla frazione Maesano di Valbrona (ore 0,30; 1). Seguendo una diramazione segnalata nei pressi del Ristorante “La Madonnina”, dopo pochi minuti si raggiunge il “ Castanun de Buncava”, un imponente castagno situato lungo il fianco settentrionale del Monte Colla, dalla circonferenza di circa 7,50m (a 1,30m da terra, altezza definita “a petto d’uomo”) e dall’età stimata superiore ai 250 anni, compreso nel Censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como (2001). Un tempo, per la loro importanza alimentare, i castagni erano coltivati spesso vicino alle case e ai paesi nelle cosiddette “ selve”, veri e propri “frutteti” gestiti a fustaia, con disposizione irregolare così da sfruttare al meglio le asperità dei versanti.


DA VEDERE NEI DINTORNI
Il piccolo Santuario della Madonna del Ghisallo (edificato nella sua forma attuale nel 1623 probabilmente su una cappellina preesistente) è meta ogni anno di migliaia di ciclisti per rendere omaggio alla Vergine del Ghisallo (affresco trasportato su tela raffigurante una dolce Madonna del Latte del sec. XVI), patrona dei ciclisti dal 1949 quando Papa Pacelli (Pio XII) la consacrò ufficialmente con un Breve Pontificio. A pochi metri dalla Chiesetta è stato recentemente inaugurato il Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo , dove sono raccolti una ricca collezione di biciclette e di maglie dei grandi campioni del passato e del presente, donati alla Vergine del Ghisallo, oltre ad una nutrita rassegna stampa, fotografica e cinematografica che consente di ricostruire e rivivere i momenti storici del ciclismo. Completano la struttura museale una serie di postazioni multimediali che permettono di accedere ad una cospicua banca dati sui ciclisti di ieri e di oggi.
La Chiesa di S. Pietro a Barni, localizzata poco distante dal centro storico, accanto al cimitero, è considerata una delle chiese più antiche della Valassina. Edificata probabilmente dai monaci benedettini del Monastero di Civate nel secolo XI (come testimoniano ancora lo svettante campanile e l’abside semicircolare di squisite forme romaniche), presenta all’interno affreschi quattrocenteschi nell’abside, mentre sulla parete sinistra è raffigurata una rara, quanto insolita per la zona, immagine di S. Lucio, protettore dei casari.
A Lasnigo, poco lontana dall’abitato, su una modesta altura, sorge la Chiesa di S. Alessandro, piccolo gioiello romanico con una elegante e slanciata torre campanaria abbellita da monofore e bifore (sec. XII); al suo interno, nella zona absidale, è conservato un pregevole affresco della Crocifissione dell’artista tornasco Andrea de Passeris, datato 1513. Nel 1912 la chiesa è stata dichiarata Monumento Nazionale con decreto del Ministero della Pubblica Istruzione.


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